Tecnologia e verità: il caso Garlasco insegna

Giugno 9, 2025
Giugno 9, 2025 Alberto Moretti

Tecnologia e verità: il caso Garlasco insegna

Nel delitto di Garlasco e altri cold case, l’informatica forense si rivela decisiva per scoprire la verità nascosta dietro errori, omissioni e silenzi.

Si consiglia, durante la lettura dell’articolo, l’ascolto di “Algorithm“, dei Muse. Perché è adatta?

Richiamo diretto al cuore dell’informatica forense moderna: l’uso di algoritmi per analizzare dati, ricostruire eventi, e trovare connessioni invisibili all’occhio umano. È una colonna sonora ideale per riflettere sul potere (e i limiti) della tecnologia nella giustizia..

ti lascio il link per lo Spotify, buon ascolto.

Quando la tecnologia diventa giustizia: il ruolo dell’informatica nei delitti irrisolti

Ci sono storie che non smettono di farci domande. Il caso Garlasco è una di queste. Un delitto che ha diviso l’opinione pubblica, messo alla prova la giustizia italiana e, soprattutto, mostrato quanto la tecnologia possa essere determinante nella ricerca della verità.

Il delitto di Garlasco: una verità difficile da afferrare

Era il 13 agosto 2007 quando Chiara Poggi, 26 anni, venne trovata senza vita nella sua abitazione a Garlasco. Le indagini si concentrarono subito sul fidanzato, Alberto Stasi, che dichiarò di trovarsi al computer a lavorare alla sua tesi di laurea proprio nelle ore del delitto. Un alibi apparentemente solido, ma che si sarebbe rivelato il centro di un lungo e controverso processo.

Il computer di Stasi fu consegnato alla polizia giudiziaria il giorno successivo. Tuttavia, tra il 14 e il 29 agosto, prima che venissero effettuate le copie forensi, furono compiuti accessi non autorizzati e manipolazioni che violavano i protocolli riconosciuti dalla comunità scientifica.

Questo errore comprometteva l’integrità delle prove digitali, sollevando dubbi sulla correttezza dell’intera indagine.

Digital forensics: tra scienza e responsabilità

L’informatica forense è una disciplina che richiede rigore, competenza e rispetto delle procedure. Non si tratta solo di “guardare dentro un computer”, ma di farlo in modo che ogni dato raccolto sia ripetibile, verificabile e inalterabile. Nel caso Garlasco, la mancanza di una catena di custodia rigorosa ha aperto la porta a interpretazioni soggettive e a un uso discutibile del “libero convincimento” del giudice.

Ma non è solo una questione tecnica. È anche una questione umana. Dietro ogni file, ogni log, ogni accesso, ci sono vite, famiglie, dolore. E c’è un diritto fondamentale: quello alla verità.

"Perché la tecnologia, quando è guidata dall’etica e dalla competenza, diventa il più potente alleato della giustizia."

Microsoft Ceo

La scienza che evolve: nuove tecnologie, nuove possibilità

Negli ultimi anni, l’evoluzione della genetica forense e dell’analisi digitale ha permesso di riaprire casi archiviati da decenni. Tecniche come il DNA mitocondriale, l’analisi dei metadati, il machine learning applicato ai pattern comportamentali e la ricostruzione tridimensionale delle scene del crimine stanno rivoluzionando il modo in cui si indaga.

Nel caso Garlasco, ad esempio, nuove analisi genetiche su tracce biologiche precedentemente considerate “non significative” potrebbero offrire elementi inediti. La tecnologia, oggi, è in grado di distinguere tra contaminazioni e tracce autentiche, tra coincidenze e connessioni reali.

Oltre Garlasco: una giustizia più consapevole

Il caso Garlasco non è un’eccezione. È un simbolo. Come nel caso dello stupro della Caffarella o dell’errore giudiziario di Hakamata Iwao in Giappone, la scienza forense ha dimostrato che la verità può essere nascosta, ma non cancellata.

Serve però una giustizia che sappia ascoltare la scienza. Che non si fermi alle apparenze. Che abbia il coraggio di rivedere le proprie convinzioni alla luce di nuove prove. E che metta sempre al centro la dignità delle persone coinvolte.

🔍 Approfondimento tecnico: le tecnologie che cambiano le indagini

L’informatica forense si è evoluta grazie a strumenti sempre più sofisticati. Tra i più utilizzati troviamo:

  • Cellebrite e Magnet AXIOM: software che permettono di estrarre e analizzare dati da dispositivi mobili e computer, anche se cancellati. Utilizzano l’intelligenza artificiale per identificare pattern, immagini sospette e comunicazioni rilevanti.
  • EasyVoice Biometrics: tecnologia di riconoscimento vocale che consente di identificare una persona in base al timbro e al ritmo della voce, utile in casi di intercettazioni o minacce telefoniche.
  • LOCARD Project: una piattaforma europea che utilizza la blockchain per garantire l’integrità della catena di custodia delle prove digitali. Ogni modifica viene tracciata in modo immutabile, rendendo le prove più affidabili in tribunale.

Queste tecnologie non solo velocizzano le indagini, ma riducono il margine di errore umano, aumentando la trasparenza e la tracciabilità delle operazioni.


🎙️ Voci esperte: cosa dicono i professionisti

“L’intelligenza artificiale è già oggi uno strumento indispensabile per l’analisi forense. Ma va usata con rigore e consapevolezza, perché ogni errore può compromettere la giustizia.”
— Michele Vitiello, perito del giudice e consulente della Procura della Repubblica.

“La blockchain non è solo una moda: è una garanzia. In un processo penale, sapere che una prova non è stata alterata è fondamentale.”
— Constantinos Patsakis, coordinatore del progetto LOCARD.

Queste testimonianze sottolineano quanto sia importante affiancare la tecnologia a competenze umane solide e a un’etica professionale rigorosa.


🕰️ Timeline del caso Garlasco: la tecnologia sotto i riflettori

Data Evento
13 ago 2007 Chiara Poggi viene trovata morta nella sua casa a Garlasco
14 ago 2007 Il computer di Alberto Stasi viene sequestrato
29 ago 2007 Viene effettuata la copia forense, ma dopo accessi non autorizzati
2009–2015 Serie di processi e appelli, con focus sull’alibi digitale
2015 Condanna definitiva a 16 anni per Alberto Stasi
2023–2025 Nuove analisi genetiche e digitali riaccendono il dibattito sulla gestione delle prove

Leggi di più:

Conclusione: l’informatica forense non è solo uno strumento tecnico. È una lente che ci permette di vedere ciò che l’occhio umano non può cogliere. È una voce che parla quando tutti tacciono. È un ponte tra il passato e la verità.

Ci sentiamo, nè?

m.a.

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