Fix All

Dicembre 17, 2024
Dicembre 17, 2024 Alberto Moretti

Fix All

Voi rompete, io riparo

Si consiglia, durante la lettura dell’articolo, l’ascolto di Fix You, dei Coldplay. Così, giusto contestualizzare…

ti lascio il link per lo Spoty, buon ascolto.

Macchine Fotografiche

In casa ho una macchina fotografica. E’ una vecchia macchina fotografica. Ha un interruttore per lo scatto, che di fatto è una levetta che va premuta verso il basso.

La macchina fotografica che io ho ancora oggi in casa, è la prima cosa che ho smontato e…riparato. A 5 anni, sul tavolo della cucina di mia madre e i cacciavitini piccolini della macchina da cucire Singer. Il tasto era bloccato. Non scattava più. Io solo in cucina, ho iniziato a imitare mio padre, che il sabato pomeriggio faceva sempre dei piccoli lavori di casa, mensole, mobili, rubinetteria, tubi. Cose classiche da vita di tutti i giorni di chi sa arrangiarsi o comunque ci prova (io per primo ho fatto ovviamente disastri, ma il migliore al quale ho assistito è stato proprio in camera mia, in un pomeriggio d’inverno, fuori ancora nevicava, a Lecco, e non due fiocchi, no, roba da domani la scuola è chiusa perché: Blocco della caldaia, neve, ghiaccio. Quel pomeriggio mio padre, intento a mettere una mensola sopra il termosifone (o calorifero, alla lombarda) e invece di bucare solo il mattone tra me e il bagno, ha centrato in pieno il tubo dello scarico. Una copiosa cascata incessante di acqua ha iniziato a sgorgare dal buco (incredibilmente non saltò la luce, lo so perché io in quel momento stavo proprio…al computer, comodrore 64…) e le grida di mio padre, che urlava il mio nome, mi fecero fiondare nella stanza per vedere dell’acqua che zampillava dal tubo. “ho bucato lo scarico, vieni qui a mettere il dito che io corro a chiudere l’acqua” (mia nonna Anna avrebbe detto spengere…). E io li con il dito a chiedermi se con scarico si intendesse l’acqua che arriva nello scarico o peggio, l’acqua che esce dallo scarico. Ma essendo sopra il termosifone, all’altezza esatta della scatola del galleggiante, decisi che era quella ancora…candida….

Ma torniamo alla macchina fotografica e al mio prendere confidenza con quelli che oggi chiamo “tools” ovvero gli attrezzi del mestiere. Iniziò una scoperta delle cose, smontavo di tutto, anche solo per vedere come era fatto dentro. Spostiamoci di almeno una ventina d’anni, anzi facciamo venticinque. Sono poco distante dalla cucina, ma non nella stesso appartamento. Sono in un piccolo appartamento vicino a quello di mia madre, nella corte della casa di famiglia di lecco. Ho acquistato usato un iphone 2g. praticamente, il primo iphone. Si ruppe un tasto. E io…. Lo aprii. Da li… incominciai una insana curiosità per i dispositivi chimati SMARTPHONE e a come si potessero o riparare, o personalizzare. Chi mi conosce ricorderà sicuramente i miei iphone 3g e 3gs con la cover cambiata e di colore rosso sgargiante e metallico, o il 4g con la mela che si illuminava quando si attivava lo schermo davanti.

Gli Anni 2000 sono stati però ,essenziali. I Computer. I computer assemblati.
Era l’era del computer fai da te, non una marca, erano decisamente bruttini i computer della fine del millennio e primi inizi del nuovo. Il design era un’optional, non sicuramente ricercato, era invece la funzionalità quella a cui si pensava e puntava. Ma essendo stato in un’altra fetta della mia vita, un musicista, il computer, la passione per esso e la passione per la musica unita insieme, hanno fatto si che incominciassi a comprendere i componenti che creavano quella scatola magica, come singole entità facenti parti di un “corpo”. La scheda madre, il copro appunto, il monitor, la bocca con cui parla, o gli occhi in cui guardare un mondo freddo e nuovo, la ram la memoria a breve termine, gli hard disk, lo spazio per i ricordi, la  memoria, i cd, le informazioni che si apprendono, la tastiera e il mouse, le due braccia, la ventola il vento che soffia le vele per navigare nel mare di internet. Lo so, è tutto molto poetico e molto letterale, distante anni luce dalla fredda informatica, ma sono un ossimoro, e come tale sono in contraddizione rispetto a ciò che “rappresento”.

Ma è stata forse proprio questa la mia fortuna, il fatto di aver unito alla mia unica e vera passione, la musica e tutto ciò che essa sa trasmettere, all’informatica. Perché in quegli anni scrivevo canzoni. In quegli anni suonavo canzoni. In quegli anni cantavo canzoni. E il computer era prima di un lavoro, la sala di incisone. Ricordo perfettamente le discussioni sulle schede audio da dover tassativamente avere, più importante dell’attuale scheda video (che oggi per il gaming è l’assoluta necessità e priorità) e il processore che non poteva che essere intel perché il celeron per la musica proprio no.
L’alternativa economica al già indiscutibile ed imparagonabile, Apple, era farti il computer da solo spendendo meno possibile la dove non era importante e il giusto per quello che ci serviva: scheda audio appunto, processore, masterizzatore (si, il coso che registrava e registra ancora, i cd, o come l’ascoltavamo la musica, senza ancora l’ipod e l’mp3?) e un software (kakewalk si usava quello) per registrare in multitraccia. Oggi mi viene da ridere nel vedere quando impiega ora un computer a elaborare una traccia audio, non avete idea di quanto aspettavamo nell’applicare anche solo del riverbero aggiuntivo alla chitarra.

"Lights will guide you home, and ignite your bones, and I will try to fix you."

se non ci provi, non sai come potrà andare.

Quindi, siamo arrivati al come è iniziata poi, questa cosa con l’informatica nella mia vita. Da quel momento in poi, ho iniziato prima a assemblare i computer, e successivamente, a ripararli sostituendo componenti, anche solo per aumentarne la prestazione e allunandone di conseguenza la vita.

Da questo al software, è stato solo un passaggio forzato dalla curiosità che ha sempre elettrizzato la mia vita.
Marco e Matteo, si occupano di sviluppare le idee dei nostri clienti o i miei voli pindarici verso la creazione continua di cose, di soluzioni, di programmini che rendano tutto più…Easy, come dice Marco appunto. Ma quando i computer non vanno, quando “impazziscono” quando si spengono da soli, quando c’è la schermata blu, quando è tutto nero, quando non c’è nemmeno la lucina, quando “ma il cavo della corrente, è attaccato, vero?”, chiamate prima di tutto, quel bambino che a 5 anni si chiedeva come è fatta questa cosa dentro e cosa impedisca che questo “coso” scenda, poi l’informatico che ne è derivato.

Ho avuto la fortuna di vivere gran parte della mia vita inseguendo i miei sogni, realizzandone molti, fallendo con tanti altri, forse i più importanti. Ma non mi sono mai dato per vinto, ho sempre accettato la sfida, perché ne è sempre valsa la pena, anche solo per capire, come funzionavano le cose.

Ho riparato tante cose, a volte addirittura delle persone, e mi sono sempre abituato a cercare di salvare il salvabile, vuoi per senso pratico, vuoi perché se una cosa può funzionare, è giusto insistere.

Conclusione: La curiosità e la perseveranza sono chiavi fondamentali per il successo e la realizzazione personale.

P.S. Per la cronaca….la macchina fotografica funziona ancora…

Ci sentiamo, nè?

a.m

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